giovedì 13 novembre 2008

Maria Serena Mirto, La morte nel mondo greco: da Omero all'età classica



Le Cerimonie del Cordoglio.
La scansione delle varie fasi in cui si articola il rito funebre - esposizione (próthesis) del cadavere, processione che ne accompagna il trasporto (ekphorà) al luogo della sepoltura, deposizione dei resti cremati nella tomba o semplice inumazione del corpo...
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A partire dall'età arcaica le statue, i rilievi e le epigrafi funerarie costituiscono comunque una toccante testimonianza del rimpianto dei familiari per la loro perdita - le risposte individuali, benché orientate dalle attese collettive, non coincidono necessariamente con esse - ma si vedrà che nei testi letterari e nei paradigmi figurativi del dolore fissati dalle rappresentazioni artistiche le donne appaiono diffusamente piuttosto come soggetto attivo del rito, perché a loro è affidata la regia della sequenza più privata della cerimonia funebre, la fase iniziale: dal momento critico del decesso alla preparazione del corpo, dalla sua esposizione (próthesis) per la veglia al pianto rituale.
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Nel pensare alla "buona morte" - che non è violenta, immotivata e clandestina, priva di testimoni e del suo contorno cerimoniale, bensì accettata e suggellata dai riti eseguiti nel modo appropriato dalle persone care - la chiusura degli occhi e della bocca è dunque il primo dovere delle familiari. Segue la pulitura del corpo, lavato, unto d'olio, e poi rivestito con un abito (éndyma) che lo copre fino ai piedi - di colore bianco o rosso - steso su una pesante coltre (stròma) e infine ricoperto da un altro drappo (epiblema: una sorta di sudario che poi lo nasconde completamente durante il trasporto alla tomba). Ramoscelli e foglie di piante, non solo aromatiche - origano, tralci di vite (cfr. Aristofane, Ecclesiazuse 1030 s.) - erano deposti sotto il feretro o ai suoi piedi (sui vasi funerari attici dell'VIII sec. a.C. le lamentatrici hanno spesso un ramoscello in mano e lo agitano in aria, forse anche con la funzione di tenere lontani gli insetti). Il letto su cui viene adagiato, come mostrano le pitture vascolari, è una struttura con gambe molto alte (kline, simile a quella su cui ci si sdraiava durante i simposi), talora sollevate ulteriormente da blocchi di sostegno, che consentono alle lamentatrici di rivolgersi al defunto in intimo colloquio, nel guidare il pianto rituale, carezzandone il volto senza doversi troppo curvare. La salma ha i piedi rivolti verso la porta per affrontare il viaggio: da quella direzione provengono gli uomini in processione, nelle raffigurazioni su ceramica, levando il braccio destro con la palma della mano rivolta in fuori, un gesto di commiato maschile che viene ripetuto dinanzi al feretro, durante l'ekphora, e poi alla tomba.
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Invocare il morto per nome compendia inoltre il modo in cui gli uomini, anche in momenti diversi della veglia funebre, esprimono il loro rimpianto per chi è scomparso, cercando di stabilire un ultimo contatto emotivo.
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La próthesis ha inizio il giorno successivo al decesso e in età storica dura solo ventiquattro ore; il terzo giorno si può trasportare il corpo nel luogo della sepoltura. Piatone raccomanda che l'esposizione non duri più di quanto basta per assicurarsi che non si tratti di morte apparente (Leggi 959a). Ma i funerali degli eroi epici, all'occorrenza, dilatano enormemente il tempo della lamentazione e dellapróthesis che ne è la cornice.
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Pianto rituale e ruolo femminile nella veglia funebre.
Affidato dalla tradizione alle donne, il lamento rappresenta il culmine della cerimonia preliminare di addio al defunto. I gesti delle lamentatrici, illustrati dall'iconografia e dai testi letterari, si ripetono secondo schemi costanti, e le stesse componenti formali vengono registrate dagli antropologi che ne hanno studiato le sopravvivenze nel folklore euromediterraneo del xx secolo (de Martino).

4 commenti:

  1. le ns. donne si lamentano sempre ... anche tra i vivi...

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  2. @uifpw08. Il pianto rituale è una cosa seria...

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  3. Rituale davvero commovente. Non sapevo di questa realtà del passato. Grazie per questo post, davvero.

    Daniele

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  4. copio e incollo e leggo con calma
    marina

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