venerdì 28 novembre 2008

Un lume alla finestra...


(Artemisia Gentileschi; Giuditta e Oloferne)

Bisognerà ripristinare l'usanza che faceva mettere, nelle notti tempestose, un lume alla finestra per illuminare la strada al viandante sperduto. Chissà se c'è ancora qualche povero viandante sperduto nella notte e se c'è come sarà frastornato dai troppi lumi che ci sono ora. Certo essi non servono più ad indicare un approdo sicuro, un rifugio accogliente, ma a delimitare proprietà inviolabili controllate da telecamere di sorveglianza, sensori ad infrarossi sensibili al calore umano ed altri marchingegni anti-intrusione. Non ultimo qualche famelico cane addestrato (contro natura) ad azzannare malcapitati. Perché chi sta fuori è un intruso non è più un viandante. Aspettare uno sconosciuto è una assurdità.
Mi ricordo da bambino veniva a casa mia un barbone: di giorno si aggirava nei paesi, speduto, con quelle sacche piene di chissà quali cose e la notte dormiva nei capanni degli attrezzi in campagna. Quando i morsi della fame lo assalivano e non sapeva più dove andare suonava il campanello di casa, ma non si faceva vedere, si nascondeva dietro il muro di cinta ed aspettava. Mia mamma usciva, guadava, non vedeva nessuno e chiudeva la porta. Poi risuonava il campanello. Allora mia mamma usciva e non vedeva nessuno di nuovo, ma aveva capito. Allora senza scendere ad aprire il cancello gridava :"Vieni domani mattina che ti do qualcosa, adesso devo dare da mangiare ai miei bambini, vieni domani mattina". L'indomani mattina Lurup (questo era il suo soprannome) veniva a casa e trovava un panino con il salame o una fetta di formaggio.
Bisognerà ripristinare l'usanza che faceva mettere, nelle notti tempestose, un lume alla finestra per illuminare la strada al viandante sperduto.

1 commento:

  1. Senti questo post è bellissimo. Bello il ricordo della tua infanzia, belle le considerazioni, insomma me lo sono goduto!
    grazie, marina

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